A cena con Mario
Ieri sera siamo andati a cena con Mario, un nostro caro amico che non vedevamo da tempo. Anche lui, come me, è un accompagnatore turistico ma in questo periodo, vista la situazione del settore turistico, non sta lavorando e così possiamo incontrarci anche se è estate. Siamo andati in bel ristorante a Trastevere e ovviamente abbiamo ordinato una pizza. “Andare a mangiare una pizza” è il modo più facile per stare un po’ insieme. Anche nell’era post-lockdown.
Mario è un trasteverino verace, nato qualche strada più avanti, a via della Luce, negli anni ’50, sopra la bottega della madre, la sora (in romano “sora” significa “signora”) Maria che, come Vincenzo, vendeva gioielli. A Trastevere la conoscevano tutti perché durante l’occupazione tedesca di Roma aveva nascosto otto ebrei dietro ad un tramezzo della cucina fino alla liberazione del 4 giugno 1944.
Ci racconta che quando era bambino a Trastevere ci abitavano Elena la Lampiona, Anita la Storta, Maria Locca. Perché “la Lampiona”?
“Perché stava sempre in finestra a guardare cosa succedeva per strada. Sapeva tutto di tutti. Controllava il vicinato. A Trastevere - dice - nessuno veniva chiamato col suo vero nome: tutti avevano un soprannome anche se nessuno sapeva il proprio. Per esempio, Maria Locca, la chiamavano così perché era una ragazza bellissima, procace come Sofia Loren, che ondeggiava sui fianchi quando camminava. Se passava per strada, tutti si giravano a guardarla ma lei non sapeva che “Locca” fosse il suo soprannome. In questo modo, si poteva parlare apertamente di qualcuno senza far capire di chi si stesse parlando.
E poi c’erano gli osti Iride e Guerrino a via della Lungaretta dove, se non si avevano i soldi, si ordinavano sottovoce le mezze porzioni. Anche se poi Guerrino gridava alla moglie Iride che stava in cucina la comanda e tutti sapevano che a quel tavolo si mangiava “mezza carbonara”. Ride.
Il figlio di Iride e Guerrino, Ettore Garofolo, fu notato una sera da Pier Paolo Pasolini mentre serviva ai tavoli del ristorante e fu scelto dal regista per interpretare “Ettore” nel film “Mamma Roma” con Anna Magnani.
Dopo la pizza, decidiamo di continuare la serata con una passeggiata per i vicoli. Negli anni ’50, ci dice Mario, Trastevere era un quartiere popolare, pieno di bambini. “Eravamo divisi in bande e ci univamo solo per fare la “sassaiola” con i bambini di Testaccio che pure erano tanti. Lo scontro avveniva lì – dice indicando Ponte Sublicio – sul confine. La vedi questa cicatrice sulla tempia?” Un sasso? “No, un ricordo”.
In prossimità dell’Arco de’ Tolomei, ci facciamo una grande risata. Mario ci racconta che lì c’erano le suore dove le bambine andavano in ritiro prima di fare la prima Comunione. La tradizione voleva che, per essere accolte, le bambine dovessero bussare alla porta del Convento, e, alla domanda della suora “siete le figlie di Maria?”, rispondere “sì”.
“Così fecero anche mia sorella e mia cugina che hanno fatto la prima Comunione insieme ma – dice Mario ridendo – alla domanda della suora “siete le figlie di Maria?” mia sorella rispose: “Io sì. Lei è la nipote!”
A vicolo del Moro, ci fermiamo un attimo davanti ad una saracinesca chiusa. Qui il padre di Mario, che era un fabbro, aveva l’officina. Molte cancellate che ancora si vedono a Monteverde (un altro quartiere di Roma che confina con Trastevere), le ha fatte lui.
“Mi ricordo che spesso la sera tornava a casa, mangiava con noi e poi usciva di nuovo con mia madre. Venivano qui. In casa, eravamo in sei fratelli e di sicuro non c’era intimità”. Ride.
Concludiamo la nostra serata a Ponte Sisto e ci salutiamo con la promessa di rivederci presto. È stato bello per una sera immaginare Roma attraverso i suoi racconti e sentirla ancora così viva. Chissà che fine hanno fatto la Lampiona, la Locca e la Storta? Ma soprattutto…tutte le figlie di Maria?
Federica