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Le pendici meridionali del Palatino

Un percorso nel verde
La radura

Un percorso che assolutamente vi consiglio se decidete di visitare il Parco Archeologico del Colosseo è quello delle pendici meridionali del colle Palatino, il più significativo dei sette colli poiché secondo la leggenda è proprio qui che Romolo, il primo, mitico re di Roma, fonda la città nel 753 a.C.

Il sentiero, aperto al pubblico nel marzo del 2019, è accessibile sia dalle cosiddette Arcate severiane, ultimo ampliamento del sontuoso Palazzo imperiale voluto dall’Imperatore Settimio Severo nel III secolo d.C., sia dal Foro romano, alle spalle della Basilica Iulia, attraverso il Vicus Tuscus, un’antichissima strada di Roma che passava all’interno del quartiere degli Etruschi famosa per le sue botteghe.

All’esterno del Parco, l’itinerario delle pendici del Palatino segue le vie di San Gregorio, dei Cerchi e di San Teodoro.

Sospesi in un’atmosfera da Gran tour grazie anche al progetto “Parco Green” che promuove la riduzione dell’impatto ambientale e la conservazione dell’ecosistema all’interno dei 44 ettari del Parco Archeologico - e che ha schermato buona parte delle pendici meridionali con barriere naturali antismog e antirumore - il percorso è un viaggio dall’età del ferro fino al medioevo lungo circa un chilometro e settecento metri.

Infatti, pur trovandovi proprio nel centro caotico e trafficato della Roma contemporanea, percorrerete buona parte del sentiero nel più completo silenzio, ammirando ciò che resta degli antichi fasti immersi in una vegetazione rigogliosa che a tratti ricorda la campagna (e Goethe nel ritratto che gli fece il suo amico pittore, Tischbein!). Se programmerete la vostra visita in primavera inoltre, vi accoglieranno folte distese di acanto in fiore - la pianta che, secondo Vitruvio (De architectura IV, 8-10) ha ispirato allo scultore ateniese Callimaco il capitello corinzio - cespugli di odorose erbe aromatiche, fiori colorati di ogni sorta e profumi di resina. Sapete che sul Palatino, proprio accanto al Tempio della Magna Mater, Cibele, ci sono le arnie e si produce miele?

Personalmente, preferisco iniziare la passeggiata dal Vicus Tuscus, passando sotto le fronde di un bagolaro maestoso (Celtis Australis) piantato come un guardiano ai margini del sentiero circa un secolo fa.

Su questo lato del colle (via di San Teodoro), sono visibili le possenti sostruzioni che sostengono la Domus Tiberiana (I secolo d.C) e il lato occidentale del Palatino stesso cioè le mura di contenimento alte fino a 20 metri che sostengono il colle, minacciato su questo versante fin dall’antichità da fenomeni erosivi.

Ma il luogo che mi piace di più è sicuramente la radura ai piedi delle cosiddette Scalae Caci, alla fine della breve salita a ridosso della Basilica di Santa Anastasia. Probabilmente uno degli accessi più antichi al colle Palatino, strettamente collegato al Foro Boario, l’antico mercato del bestiame, ai miti di Ercole, al commercio del sale, all’isola Tiberina, al fiume Tevere e alla leggenda dei gemelli Romolo e Remo.

Infatti, è proprio 15 metri sotto questa radura che si troverebbe il mitico Lupercale, il luogo cioè dove, secondo la leggenda, la lupa avrebbe allattato i due gemelli. L’ambiente, un piccolo ninfeo ricavato in una grotta nel tufo del colle, fu scoperto per la prima volta nel XVI secolo ma non tutti gli studiosi sono concordi con questa identificazione. Secondo la tradizione, il Lupercale si troverebbe poco prima, sotto la Chiesa di culto greco-ortodosso di San Teodoro attorno a cui il percorso delle pendici gira, sfiorandone quasi la cupola.

Di sicuro però, nel 1948, al di sopra delle Scalae Caci, gli archeologi hanno ritrovato le cosiddette Capanne Romulee, cioè tracce di un villaggio di capanne risalente effettivamente all’età in cui la leggenda colloca la fondazione di Roma. Sul terreno, ci sono i segni lasciati dai pali che sorreggevano i tetti.

E proprio qui infatti, qualche anno prima della decisiva battaglia di Azio (31 a.C.) contro Marco Antonio e Cleopatra, Ottaviano, colui che di fatto sarà il primo imperatore di Roma, volle far costruire la sua casa legando simbolicamente la sua immagine alla figura leggendaria del primo Re.

Appena il Parco Archeologico del Colosseo riaprirà i cancelli, questi siti silenziosi che conservano la nostra più antica memoria, saranno di nuovo visitabili. E forse, come mi auguro, sarà ancora primavera.

Villaggio di capanne (plastico)

firma federica
Federica

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