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I Romani: il Caffè Sant'Eustachio

Il vero sapore del caffè

Se lo chiedete a loro, vi diranno che il bar Sant’Eustachio è un’attività a conduzione familiare e infatti è così: se ne occupa Raimondo con la figlia, Federica, e il fratello di Raimondo, Roberto. Se invece lo chiedete a un romano qualunque, vi dirà che il caffè Sant’Eustachio è il caffè più famoso di Roma. Prima della quarantena, per raggiungere il bancone e chiedere un caffè si poteva aspettare anche in quarta fila riuscendo a malapena a scorgere i camerieri, lontani come la Gioconda del Louvre e concentratissimi dietro le enormi macchine per fare il caffè. Una fila caotica, tipicamente italiana e cioè una fila di gruppo, arrotolata, senza un vero prima e un vero dopo. Con la riapertura invece, le cose sono cambiate: la fila si fa fuori ed è lunga. Soprattutto la domenica pomeriggio quando i romani vengono a fare la passeggiata in centro e non tornano a casa prima di aver bevuto un caffè da Sant’Eustachio. Una fila con un inizio e una fine, questa volta! dritta e regolare. Completamente srotolata sulla piazza!

Il caffè Sant’Eustachio è così famoso che molti non sanno più nemmeno che è il caffè che prende il nome dalla chiesa che si affaccia sulla bella piazza di Sant’Eustachio e che a sua volta dà il nome a questo rione di Roma e non vice versa.

A differenza del romanzo “Max Havelaar” di Multatuli in cui il caffè è solo lo spunto per parlare di altro, qui da Sant’Eustachio il caffè è un’ossessione vera e propria: Espresso, Monachella, Moretto, Shakerato, Freddo con panna, Gran Caffè, Gran Cappuccino e molte altre (deliziose) varianti che, come mi racconta Federica, non stanno neanche sul menù ma che i loro clienti conoscono benissimo. E sì perché questo caffè, incastonato nella bellissima cornice di Palazzo Cenci - prima architettura di Giulio Romano, uno degli allievi più talentuosi della bottega di Raffaello - è qui da più di 200 anni. Si chiamava “Caffè e Latte”. Poi nel 1938, fu ristrutturato e da allora è rimasto com’era, fermo nel tempo e carico di storia e profumo di caffè.

Da circa 3 anni, lo zio di Federica, Roberto, si è trasferito in Brasile per seguire di persona la scelta e l’acquisto del caffè che viene selezionato nelle piantagioni di piccoli produttori sud americani. Una volta arrivato in Italia, il caffè viene tostato a legna con un metodo delicato e artigianale per proteggere la dolcezza del sapore.

Io amo portare qui i miei ospiti durante i tour perché anche se conoscono l’espresso e lo amano, il caffè Sant’Eustachio è una vera esperienza del gusto. Dopo il primo sorso di solito mi guardano sgranando gli occhi e io capisco subito cosa vogliono chiedermi. Com’è possibile una tale esaltazione del sapore del caffè? La risposta è che non lo so e nessuno della “famiglia Sant’Eustachio” dirà mai il segreto di una tale delizia. Forse quest’ armonia dipende da più fattori: la scelta della miscela, la lavorazione, le macchine del caffè rivolte verso l’interno del bancone che non permettono di vedere come il caffè arriva nella tazzina. Anche Eric Favre, provò a fare questa domanda quando era un turista come tanti a Roma. E quando il cameriere gli rispose che tutto quello che faceva per ottenere una tale delizia era “spingere un bottone”, divenne l’inventore della Nespresso.

E’ facile incontrare Raimondo e Federica perché sono sempre a bar. Tranne quando gioca la Roma. Allora Raimondo scompare per 90 minuti e va con Vincenzo a vedere la partita in qualche locale qui intorno…

Raimondo e Francesco Totti

firma federica
Federica

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